F. Zucchelli: noi di Stagno e il Paradiso con i campi da calcio

Contrariamente a quanto si usa in questo blog, qui non sono io a scrivere: apro l’uscio della mia “casa di carta (virtuale)” alla testimonianza su don Vincenzo Savio da parte di alcuni fra quanti lo hanno conosciuto di persona: in questo caso dall’esperienza nella parrocchia di Stagno

di Federico Zucchelli

Monsignor Vincenzo Savio arrivò a Stagno alla fine degli anni settanta, credo fosse il ’77 o il ’78, insieme ad un altro sacerdote, don Giovanni Rizzato. Era il frutto di una “svolta” in seno alla comunità di Stagno, che aveva cessato di gravitare intorno alla diocesi di Pisa (che aveva prodotto l’indimenticato don Alberto Sarelloni), venendo affidata adesso alla cura dei Salesiani.

La cordialità e l’affabilità di questi due parroci fu subito avvertita dalla comunità di Stagno, che non esitò a definirli subito “i preti del sorriso”.

Don Vincenzo Savio, salesiano bergamasco, ti colpiva immediatamente per la sua gentilezza ben incardinata in un portamento signorile, che ampliava notevolmente il suo carisma. Mostrava già un profilo degno di una carriera ben avviata in ambito ecclesiastico. Comunicava con piacere con la gente del luogo, che ricambiava le sue attenzioni magari con un invito a pranzo o a cena. Del resto, in un paese, questo era spesso il massimo che si poteva offrire ad un prete.

Ricordo che una sera, durante la festa del paese, gli domandai se in paradiso esistessero i campi da calcio. Lui mi guardò e con un sorriso che rivela e risolve tutto, esclamò: “Ma certo che esistono!”

Me lo ricordo come fosse ieri. Eppure di tempo n’è passato, ma si sa, la memoria che concerne certi grandi personaggi ci riserva sempre tante liete sorprese.

Nota: la foto subito sotto il titolo è tratta da “Il vescovo e Margherita” di Umberto Folena (edizioni Ancora), quella successiva da “Vincenzo Savio, la meravigliosa avventura di un vescovo sorridente” di Antonio Miscio (Elledici)

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