Il voto a Livorno. Il Buongiorno si vede dalle preferenze: così dimezzato, così cambiato

Dentro lo scrigno dei nomi un filo rosso per interpretare un mutamento: stesso marchio, protagonisti cambiati rispetto a dieci anni fa (e a quella novità politica). E se ora quel ruolo di alternativa a sinistra lo “prenotasse” il mondo di Trotta e Cateni? Ma si trasformerebbe anche la rappresentanza sociale di riferimento.

Prima di tutto ripartiamo dal post precedente: nomi e voti personali ottenuti da ciascun candidato (a partire da quota 20).

di Mauro Zucchelli

Il flop brucia alla sinistra radicale che forse se l’era sentita un po’ troppo, al punto da lanciare il cuore oltre l’ostacolo scaramantico e autodefinirsi Primo Polo. Tutt’al più Terzo, e sarebbe un bel guadagno: nel 2019 era il Quarto: eppure in quella circostanza aveva gettato alle ortiche il proprio risultato, forse perché si era illusa di poter fare meglio e al ballottaggio  aveva evitato di “sporcarsi” le mani con un negoziato a tu per tu con il centrosinistra. Senza cioè che avessero conseguenze politiche reali gli oltre 14 punti che Marco Bruciati aveva brillantemente conquistato, trainando al meglio i risultati di Buongiorno (8,3%) e Potere al Popolo (5%). Come attestato dagli studi dell’istituto Cattaneo sui flussi del caso Livorno (mica quelli che faccio io sul tavolo di cucina…), però ci penserà poi la gran parte dell’elettorato buongiornino a votare  Salvetti nello scontro con la destra di Romiti, e senza aver contrattato niente su linea, strategia, contenuti.

In questo giugno si è detto che l’autoproclamato Primo Polo ha sofferto per via del cattivo risultato dei Cinque Stelle: in effetti, dal 16,6% il M5s si è ritrovato dimezzato sotto l’8% (con 5.389 voti anziché gli oltre 13mila di cinque anni fa). Il pistolotto iniziale fermiamolo qui: anche perché avevo detto che si sarebbe parlato di preferenze. Detto fra parentesi, a livello di performance individuale la pasionaria nera Marcella Amadio si riconferma la più votata del consiglio comunale dell’ex rossa Livorno…

È comunque attraverso i consensi individuali che forse si può leggere qualcosa in controluce: ad esempio, il fatto che come detto balza agli occhi come anche di fronte a un flop di questa portata l’ex vicesindaca Stella Sorgente sia in grado di contare sulla fiducia personale di 469 elettori, e questo ne fa la seconda esponente dell’opposizione per numero di preferenze. E questo è un fatto incontestabile: i numeri hanno la testa dura.

In realtà, non solo il M5s è andato male: Buongiorno ha riscosso 2.655 voti (3,9%): cinque anni fa ne aveva 6.653 (8,3%) e dieci anni con 7.411 (8,9%), quanto bastava per avere la leadership del proprio schieramento. Adesso è stata la buongiornina Barale la front-runner ma i Cinque Stelle hanno pesato il doppio mentre in questi dieci anni Buongiorno ha perso per strada due voti su tre.

Utilizzo la stessa etichetta “Buongiorno” come se dentro ci fosse la stessa cosa ma sappiamo tutti che non è così. Basta prendere la lista 2014 per accorgersi che il candidato sindaco Andrea Raspanti è diventato non solo assessore del centrosinistra ma ha anche ottenuto il risultato personale più inaspettato di questo round dentro il boom del civismo filo-Salvetti. Non solo: fuori già da una “legislatura” anche l’altra assessora, Giovanna Cepparello; sembrano usciti dalla galassia buongiornina i due Bruciati così come Marco Guercio, uno dei padri costituenti; fra i primi cinque per preferenze c’era Giovanni La Sala, ora il terzo più votato di Livorno Civica dopo Raspanti e Cepparello; in lista per Verdi Sinistra Fulvia Finelli (e Stefano Romboli, in lizza cinque anni fa, ora è nel centrosinistra di Livorno Civica).

Di quei 32 candidati in lizza allora con “quel” Buongiorno, sono rimasti solo in tre (Marco Lenzi, Lisa Oliviero e Silvia Giuntinelli). Beninteso/1: il turn over rientra nella normalità, e gli altri partiti a cominciare dal Pd non ne sono affatto immuni. Beninteso/2: una parte del centrosinistra si era messa in testa di dialogare con quei rompiscatole, e io mi ci ero trovato in mezzo esattamente un giugno di sei anni fa: con Andrea Raspanti (già approdato a Futuro), Paolo Bruciati (saldamente dentro Buongiorno), Giulio Profeta (blogger di sinistra) e Alessio Ciampini (Pd) a discutere fino a tarda notte all’Arci La Rosa, fortilizio dem, in maniera anche ruvida ma appassionata, senza sconti da parte dei nuovi movimentisti diffidenti rispetto alla nomenklatura rossa che loro sospettavano essere poco rossa e parecchio nomenklatura…

Ma se il Buongiorno 2014 sembrava contrassegnato dal (sacrosanto) mugugno di un ceto intellettuale-artistico soprattutto giovane o quasi-giovane, adesso forse non è più così. Resta da capire se Buongiorno saprà darsi una nuova “missione”: il radicamento che ha avuto l’ha reso qualcosa di diverso da esperienze di liste locali più o meno legate a singoli.

In quella stessa area o quantomeno da quelle parti, c’è però qualcosa che si muove. Qualcosa che nasce dalla costola di Potere al Popolo e ha issato il vessillo di Livorno Popolare: già nel 2019 Aurora Trotta e Vittorio Cateni avevano avuto un ragguardevole consenso, ma adesso le 367 preferenze di Aurora e le 256 di Vittorio li proiettano al 13° e al 23° posto fra i candidati più votati. Ma probabilmente senza entrare in consiglio. Già, perché quest’exploit personale – accompagnato dai 141 voti personali per Camilla Barontini e dai 128 per Niccolò Fallani – avviene correndo con una lista piccina picciò che ottiene poco più di due punti percentuali.

Accadde qualcosa di simile nel 2014 a Lamberto Giannini, anche allora in una lista collegata a Buongiorno: le 506 preferenze erano fra i migliori risultati ma la sua lista prese appena più del 2% e dunque lui portò i voti al mulino che ha fatto eleggere qualche buongiornino. Non è una novità: così va il mondo, così vanno le elezioni.

Ma i 1.581 che hanno fatto la croce su Livorno Popolare hanno poi aggiunto quasi sempre la preferenza: se ne sono contate 1.489, cioè il 47% del massimo indicabile. Per capirci: nel Pd ci si attesta al 18% e in Fratelli d’Italia al 13%. E se, come istanza di nuova rappresentanza sociale contro le sclerotizzazioni del Potere, il Buongiorno di dopodomani fosse il mondo della premiata ditta Trotta, Cateni & dintorni?

Forse il “nuovo” Buongiorno, magari chissà, senza tuttavia ripeterne la traiettoria. Potrebbe essere il caso che, anziché agli spin doctor dal lungolinea un po’ acciaccato, l’attenzione venga destinata ai blocchi sociali di riferimento. Con una differenza: può darsi che, davvero dovesse concretizzarsi, l’ascesa (eventuale) di questa realtà politica possa avere semmai radici nel nuovo proletariato precario che tiene in piedi la movida con il proprio lavoro spesso mal pagato (e ancor meno tutelato).

È da immaginare una galassia sociale assai composita, ma con una particolarità: è il frutto del “divertimentificio” di marca salvettiana spesso sfottuto o avversato, mentre invece è probabilmente la mutazione reale più consistente di questi ultimi anni. Beninteso, dovesse ridursi alla bisboccia domestica per i “nostri bimbi”, farebbe solo fare un giro in più agli stessi soldi locali, sempre meno perché la produzione di ricchezza e reddito è il problema reale di questi anni. Con la teologia dell’ “estate più lunga del mondo”, prende il posto di quel che l’edilizia è stato nell’era del sindaco Lamberti: il modo di arrangiarsi a creare posti di lavoro dentro un modello economico abbastanza sciagattato.

Diciamola senza giri di parole, evitando di illuderci con la crescita di manodopera tech di fascia alta: ben venga la “fabbrica dei cervelli” con i ricercatori che adesso valgono almeno 300 addetti. Ma ogni anno, fra rimpiazzi e nuovi lavori ogni leva generazionale ha bisogno di sistemare un migliaio di persone e fa molta fatica. il sistema scolastico non produce brillanti tecnici se non in piccola misura: in gran parte l’apparato dell’istruzione e quello dell’economia sfornano e chiedono forza lavoro a bassa qualifica. Fino a qualche tempo fa si vedeva un fenomeno strano in alcuni spicchi di mercato locale: buoni salari per basse mansioni. Stupido laurearsi, magari in ingegneria meccanica, se per i primi dieci anni forse finivi per prendere meno di alcune figure operaie di basso livello. Sarà il mondo rappresentato da quel “nuovo” Buongiorno che potrebbe diventare l’arcipelago di Trotta, Cateni & Company?

Questo però vorrebbe dire una cosa: il centrosinistra taglia il ramo sul quale è seduto se pensa ora di ubriacarsi con il trionfo di Salvetti. Rischierebbe di mettersi sulla strada per ripetere gli errori dopo il gran successo del secondo mandato di Alessandro Cosimi nel 2009. Era stato l’allora segretario dem Marco Ruggeri poco dopo quella vittoria elettorale a mettere in guardia il centrosinistra perché, come adesso, il suo partito aveva avuto un risultato oltre le aspettative ma anche l’astensionismo era cresciuto al di là di ogni pronostico. È un magma di soggettività indecifrabili che potrebbero attivarsi all’improvviso o rimescolarsi fra chi entra e chi esce: e senza che nessuno li veda arrivare, al di là di qualche lacrima sull’affluenza. Paradossalmente, per quel castello dei destini incrociati che è la vita, Ruggeri lo disse senza sapere che il prezzo l’avrebbe pagato lui cinque anni più tardi con la clamorosa sconfitta storica ad opera di Nogarin (che pure aveva deluso al primo turno). Non solo: l’aveva detto sì a me in una lunga chiacchierata destinata a finire immediatamente nel dimenticatoio ma soprattutto a Alessandro Guarducci, che lo intervistava per Il Tirreno.

L’ho fatta fin troppo lunga e brodosa, per adesso chiudiamola qui. Del resto, le mie non sono analisi da alti studi strategici: solo canzonette, e tutt’al più suggestioni. Vedo che in questo disordinato girovagare non ho guardato a destra. È un peccato, ma non indosso né la cappina bianca dell’analista dei vetrini né il cappello floscio del cronista di strapaese e posso permettermi di metterci il punto. Qui. Per ora. Forse.

Nelle foto: tanto quella nello “strillo” del titolo che quella prima del post sono tratte dal canale Instagram del Comune di Livorno. La prima non c’entra nulla con la politica, serviva a presentare una iniziativa relativa agli asili. La seconda è il sindaco riconfermato Luca Salvetti assediato dai fotografi nell’aula consiliare di Palazzo Civico. La terza immagine è la locandina ripubblicata da Paolo Bruciati sul suo profilo Facebook a distanza di sei anni (le immagini sono considerate di uso comune, se vi fossero problemi siete pregati di comunicarmelo nei commenti così che io provveda immediatamente a rimuoverle)

Una replica a “Il voto a Livorno. Il Buongiorno si vede dalle preferenze: così dimezzato, così cambiato”

  1. Avatar pardofornaciari
    pardofornaciari

    Ottima rivista, utilissima – grz

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